Photo: virginia

24/01/08

pour mon beyrout

Di solito di un film non si racconta la fine, io di Caramel non voglio raccontare neanche l’inizio. La prima immagine è fondamentale per entrare nel ritmo del film. Un omaggio alla femminilità, dipinta con delicatezza, tenerezza e sensualità. Donne belle, ma soprattutto femmine. Con la loro leggerezza, la loro complicità, il loro dolore, la loro passione, le loro debolezze, i loro sacrifici, la loro forza, la loro ironia. Tutto viene fuori attraverso una fotografia elegante e curata, una colonna sonora azzeccata, una sceneggiatura essenziale. E poi il Libano che c’è ma nella quotidianità. Bello. Questo sì che è un bel film. Esci dalla sala con in bocca un buon sapore e con un ancora.

22/01/08

faccio cose

L’unica cosa bella del film la signorina effe sono i vestiti della protagonista. Tutto il resto è qualcosa di mancato. La sceneggiatura, lasciatemelo dire, banale. Un film che manca di struttura. La storia, l’idea sì, belle, per carità… ma poi? Dov’è il film? E gli attori dove sono? Timi l’ho trovato un disastro. Non sa recitare. Quelle due battute che dice (ed è il protagonista) le dice male. Forse un’altra cosa bella c’è: gli spezzoni originali di ciò che accadde alla fiat in quel periodo. Ma allora non era meglio fare un documentario? Vabbè. È stato il mio sabato sera. La domenica mi ha vista sui tetti a bere caffè e ad osservare i movimenti torinesi. Lievi lievi. Poi ho incontrato un cappotto arancione con fodera verde e collo di pelliccia. E dentro c’era una vita di ottanta anni. Direttore d’orchestra e soprattutto papà di costanza. Costanza è una bella sorpresa che mi ha fatto torino negli ultimi giorni. Costanza ha un accento soffice di Firenze. E non so perché mi ricorda l’amica di memole. È luminosa e ti viene voglia di guardarla perché ti trasmette positività. La prima sera che siamo uscite mi ha raccontato di compagni, di musica barocca, di un uccellino che ha curato e che per mesi è andato alla sua finestra, del suo cagnone che porta fuori ogni notte quando torna da lavoro. Costanza racconta e sembra di leggere un libro.Un lunedì di lavoro e di attesa. Attesa del martedì. Il martedì è arrivato, stamattina, con il treno delle 8.20.

17/01/08

via, via... vieni via con me

Oggi sole, olè.
Dunque i puffi fanno 20 anni. Ma gli snorky invece? che fine hanno fatto. A me pure quelli piacevano.
La storia del Papa, dell’Università, del rettore, degli studenti proprio non mi piace.
La piccola cittadina di mondovì è entrata ufficialmente nel mondo degli affari, ha aperto l’asta, 250 € a tonnellata. Parlo di monnezza, ovviamente. Brava mondovì, ha capito tutto di questa sporca faccenda.
Stasera c’è voglia di una bella serata. Di quelle leggere. C’è voglia di trasmettere alle cose e alla gente intorno a me questa piacevole sensazione che ho dentro, questa bellezza che mi riempie. Chissà.
E intanto penso pure alla prossima città. Istanbul, Lisbona o altro. Come sempre sarà altro. Chissà.

14/01/08

il professor vecchioni

così, mentre si aspetta di ascoltarlo...

Amico mio,
c'è la nebbia oggi su Milano,
e vedessi com'è bello fuori,
proprio come quando giocavamo,
soltanto ieri.
Amico mio,
io ti tiro giù da questo letto
e ce ne andiamo in giro a far gli scemi,
come quando toccavamo a tutte
il culo e i seni.
Uscirai con me da questa stanza
perchè il tempo non ci frega mai
e gli diremo forte alla speranza
che non serve, che può anche andarsene, sai,
e la faremo vedere a chi sta in cielo
chi siamo noi.
Amico mio,
vorrei scriverti una ninna nanna
una lettera che sia per sempre
o la favola che torna a casa
la tua donna.
Amico mio,
non sei tu che non ci sei riuscito,
sono gli altri che non hanno capito,
sono gli altri che hanno abbandonato:
tu sei il migliore.
Ti terrò la mano questa sera
senza chiederti se è presto o tardi,
parlerai di noi la notte intera
a rincoglionirmi di ricordi,
e sarai lo stesso amico sempre
finchè mi parli.
Amico mio,
siamo qui accecati in un abbaglio,
e ogni tanto si apre un o spiraglio,
e in un canto di miseria grande
ci batte il cuore;
amico mio,
tu mi hai lasciato quasi niente e tanto,
di avere riso insieme e avere pianto,
e altre sciocchezze che facciamo noi uomini
ogni tanto.
E non c'è stata mai una donna al mondo
che io abbia amato quanto ho amato te,
come non c'è nessuna cosa al mondo,
che non farei perchè restasso con me,
ma sta sicuro che dovunque tu vada
io scoprirò dov'è.
Amico mio,
tu volerai sopra una nave a vela,
ti accenderai come una stella a sera,
e sarai sempre tu, il tuo viso
e la tua voce
e di lassù mi indicherai col dito,
dicendo a tutti "quello, è il mio amico"
e quando tutti mi vedranno allora
sarai felice.

10/01/08

io non so.

Una fitta a ogni tg, a ogni titolo, a ogni articolo. Un dolore accentuato dall’impotenza. È difficile parlarne, cosa si potrebbe dire? Quale aspetto sottolineare? Il governo? I politici? La camorra? La gente? I teppisti? Tutto centra ma niente basta. Condivido le parole e la rabbia di Raffaele La Capria sul corriere. Tutto il resto è, come sempre in questo paese, retorica, accuse, insulti, interessi.

06/01/08

grazie

A volte le dediche dei libri sono molto più belle dei libri stessi. A volte mi capita di leggere un libro perchè con una dedica così, quasi glielo devi. E io che non sono mai stata brava a ringraziare, amo leggere e rileggere i ringraziamenti, quelli non scontati e banali. Ovvio.
Questo è del poeta. Silvestro Sentiero. Dovete sapere che Umbria Jazz fino a qualche anno fa insieme a tanta musica, ad allegria, a momenti unici, a gente, al caldo, portava a Perugia pure il poeta. Si prendeva un angolino di corso vannucci e se gli passavi davanti lui ti guardava e scriveva la prima cosa che gli veniva in mente. Era bello credere che davvero scriveva quelle cose solo a te. Poi anche lui è scomparso, insieme a tante altre cose belle di Umbria Jazz. Ecco la dedica al libro La malinconia dei patafisici.
Voglio ringraziare m. n. che vorrebbe salvarci dalle macerie, r. e m. sedotti da creta, r. g. magistrale piagnisteo, s. s. per aver covato in solitudine, parecchie scintille felici, p. g. che combatte la sua giornata per renderla speciale nonostante tutto, e. e v. equilibrati, m. il matematico innamorato.
E poi v. b. che non mi perderà mai di vista, s. c. e s. c. per l’eterna freschezza, r. s. che mi sorregge, d. c. sul veliero, s. t. che mi ha solcato e coltivato, s. t. con cui dovrei rifare tutto d’accapo.
Inoltre ringrazio il mio socio d., lo sforzo di m., r. p. che mi regalò le scarpe, a. m. realizzata dai sogni, la famiglia b. mio cavallino a dondolo.
Infine l’estro del maestro di cucina g., le comiche di c. e c. c. finalmente stappata.

05/01/08

italian trash

Sto seguendo le notizie solo dai vari tg. Il problema alla caviglia non mi permette ancora di uscire e quindi ancora niente giornali. E sono sempre altrove rispetto a ciò che accade nella non-più-mia città. Ciò limita molto il mio punto di vista. Detto questo, credo stia accadendo qualcosa di importante. Qualcosa che in Italia è ormai raro vedere. Il popolo in rivolta. Gente incazzata. La protesta si manifesta evidentemente in diversi modi, condivisibili o meno, ma è finalmente protesta. Finalmente. Finalmente. In una terra che non fa altro che ricevere accuse, critiche, giudizi e, è il caso di dire, monnezza da ogni dove, si è levato finalmente un grido. Non mi chiedo a cosa porterà tutto ciò. É il voler farsi sentire che mi importa, in una Italia che sta spesso zitta a guardare e a farsi guardare con sorrisi ironici e di superiorità, da chi sta fuori. Un’Italia che non sa fare altro che difendersi, davanti ad accuse quasi sempre sensate e fondate, con la solita filastrocca sole, mare, spaghetti e pizza. Un’Italia che fra tutte le debolezze e fragilità ne ha una in particolare, quella della frammentazione: nessuno fuori da Napoli credo senta che questo problema sia un problema italiano. Siamo sempre molto bravi a tirarci fuori, a guardare dall’alto ciò che invece accade in casa nostra. E se in ogni regione – non mi azzardo a dire in ogni città – si facesse finta di sentire un po’ di quella puzza? Se quei manichini, considerati scandalosamente macabri, fossero appesi in tutta Italia? Cazzo. Quel giorno forse potremmo sentirci italiani senza legare questo termine solo a una vittoria della nazionale. Quel giorno potremmo sentirci italiani e non solo milanesi, torinesi, romani, napoletani... buona vita a tutti.

02/01/08

sapori

Per il piccolo Tore sono diventata bi-gi-na. Credo che anche lui si sia accorto della necessità di un cambiamento, anche se in attimi di distrazione ritorno a essere nina. Chissà quanti nomi ancora avrà per me. Spero tanti. E anche quest’anno confermo che proprio non capisco tanto casino per un anno che ancora non si conosce e neanche po’ di tristezza per l’anno che finisce. E perché non festeggiare allora ad ogni mezzanotte per ogni nuovo giorno? No, questa cosa proprio non l’ho mai capita. Parlerei dei colori e dei rumori del lago che mi hanno avvolta e protetta durante questo passaggio che considero sempre un po’ delicato. Ma vi capita mai di avere paura di raccontare ciò che di bello accade perché si ha l’impressione di perderlo? e io ho voglia ancora di sentirne il sapore.