Photo: virginia

23/02/10

C'era una volta la sinistra italiana...

D'Alema quindi. Qui, a Londra e io li in sala. Chi l'avrebbe mai detto che mi sarei fatta coinvolgere fino al punto di andare dopo lavoro a sentire un politico, uno dei tanti per me. E' che chi non vive all'estero non si rende conto di cosa significhi essere italiani fuori dall'Italia e guardare l'Italia che va pezzi. Dire, tanto un giorno tornero' e subito ti si apre davanti l'immagine dei telegiornali e le facce dei politici sempre piu' ricchi e presuntuosi, e il grafico della disoccupazione sempre piu preoccupante. D'Alema ha iniziato il suo discorso in un inglese improbabile. Davvero vergognoso. Avevo i brividi a sentirlo e mi vergognavo, ma lui no, anzi, ha detto che da quando non e' piu ministro delgi esteri ha perso occasione di migliorare l'inglese. Umorismo davvero triste il suo. Eppure era quell'uomo che con sagacia e furbizia azzittiva tutti, una volta. Ieri invece e' stato irritato, si e' agitato, davanti a domande semplici di giovani italiani che vogliono sapere. L'incontro doveva essere sull'Europa, ma in quella sala c'erano italiani chehanno cercato all'estero cio che avrebbero dovuto avere nel proprio paese, diritto allo studio, finanziamenti per la ricerca, professionalita'. "Non ritiene che la classe politica in Italia sia vecchia e che i giovani non abbiano posto?" "Ma io sono piu giovane di Gordon Brown in realta'".  Ma quando arrivano le domande sulla sua assenza dal parlamento durante la legge sullo scudo fiscale e sulla questione dell'antonveneta D'Alema si agita e impulsivamente dice "Non devo dare spiegazioni qui ma eventualmente ai magistrati". "Questa e' una polemica esasperata". Le parole continuano. Si riprende. Spiega. Ma noi tutti esasperati lo siamo, forse questo i politici non l'hanno ancora capito. In quella sala c'era una grande forza, creata da una grande rabbia. Contenta di esserci andata.

21/02/10



15/02/10

fiorisce il rosmarino

Caffe', caffe', caffe'. caffeeeeeeeee. Ho bisogno di un caffe' per uscire da questo stato di trans in cui mi trovo. Guardo lo schermo del pc e mi incanto. Sara' che forse sta fecndo effeto il chanting di ieri, magari su di me - caso disperato in questione di relax - fa effetto un giorno dopo? Sara' quel che sara' ma io voglio un caffe'. Ma tanto e' una battaglia persa perche' ovunque io vada un caffe' come lo intendo io e credo come lo intendano il 90 per cento degli italiani, e il 101 per cento dei napoletani, qui non lo trovo. Non ho speranze. Allora vado a prendere un tea. I know, it's not exactly the same. Ma c'e' un tea che dice di essere "revitalising". Magari riesce a revitalise me. In realta avrei voluto scrivere di quanto ogni volta sia fantastico andare a vedere woody allen al cinema, di quanto sia fantastico vedere Annie Hall al cinema, e soprattutto di quanto lo sia andarci di domenica pomeriggio, da soli. Credo che la maggiorparte dei film di Allen io li abbia visti da sola e non so, a me sembra che sia questa la condizione ottimale per gioire fino in fondo di allen. Cioe' voglio dire, i film di allen sono un monologo, e mi piace rispondere a questo monologo con un altro monologo, quello delle mie sensazioni e reazioni, senza condividerle. Lo adoro. Ogni volta scopro particolari geniali, divertenti. Ad esempio ho scoperto che ha messo la sua data di nascita nel film. C'e' un punto del film in cui appare una data e quella data, e' il 1 dic, per chi non sa che allen e' nato il 1 dicembre e' una data qualsiasi, anzi manco si accorge che e' segnata, sulla lavagna. Ma per chi lo sa e' una bella storia. Il film e' suo e lui ci fa cio che vuole. Bello bello. Poi che volete, io vedendo Manhattan da Brooklyn... uff. Che nostalgia. Che meraviglia. .

09/02/10

weekend in casa vittoriana

e la casa vittoriana e' la mia. proprio dove vivo. per la prima volta da quando mi sono trasferita in questa casa per due giorni interi, un weekend pieno, sono rimasta sola. rimanere sola nella casa vittoriana vuol dire tv spenta, finalmente, e giradischi acceso con il vinile di angelo branduardi che canta in fancese, una chicca che mi rende molto orgogliosa, trovato nel negozietto di dischi vicino casa a 3 pound. vuol dire fare colazione ed occupare tutto il tavolo, sbragarsi sulla sedia, con i piedi ovviamente sulla sedia di fronte e godere del sole sparito per settimane. poi chiamare l'amica in italia che ti manca un casino e che via skype ti fa vedere il pancione che cresce, intanto far scorrere l'acqua calda nella vasca con dentro un po' di gocce di lavanda. e poi buttarcisi e starci. restare sola sola nella splendida casa vittoriana vuol dire poi cucinarsi qualsiasi cosa, mettersi sul divano, scaricare pretty woman (eh si, pretty woman!!!) e sorseggiare un buon bicchiere di vino rosso, accorgersi poi che la casa e' buia e... sentire il tuo flatmate che rientra e che accende le luci e che ti chiede: hey, are you in the dark? finisce il weekend. finisce pretty woman, finisce il silenzio, finisce il buio.

04/02/10

untitled

dovrei lavorare, dovrei mangiare, dovrei pensare, dovrei decidere. vorrei riposare, vorrei leggere, vorrei ridere, vorrei ballare. chissà forse e' proprio questa lotta che mi rende stanca. dormirei ovunque in questi giorni. e la stanchezza mi impedisce anche di essere felice. lo so, lo so, che in fondo c'e' un po di felicita', fosse solo per quella libertà che mi sto riprendendo a morsi, a spallate, a calci. l'ho messa accanto a me sul letto ed e' bello osservarla quando spengo la luce. da quando sono diventata povera povera ho avuto la conferma che libertà e denaro sono dei grossi nemici. ora voglio scrivere cose sconnesse. voglio dire che st paul e' bellissima e che sembra che chi l ha costruita l'abbia fatta proprio per schiacciarla contro il cielo grigio di Londra. voglio dire che e' grave grave, molto grave ciò che succede  nel mio paese, e' grave che nessuno faccia niente, e' grave, e' molto grave e io sono arrabbiata e lo dirò a chiunque ovunque. voglio dire che credo nella forza di un popolo ma mi spaventa la complessità e l'istinto animalesco dell'individuo. 
voglio dire che sto lavorando, ovviamente a titolo gratuito (vedi sopra discorso libertà) nella casa editrice che ha accompagnato i miei studi, che ha pubblicato i libri dai quali e' nato l'amore per la parola, per la scrittura, per la letteratura. sono seduta alla scrivania della penguin e credo che un po felice lo sono. e nn vorrei smettere di scrivere stasera. ma dovrei lavorare, dovrei mangiare, dovrei...