Photo: virginia

29/04/08

la città bandiva i suoi assenti

“[…] cosa vuoi da città e ragazza, te ne sei andato a smaltire lontano il tempo migliore, qui nessuno conosci e nessuno ti può riassumere gli anni mancanti. Cosa vieni a fermarti nella città spalata e ammucchiata, dove basta uno scirocco a staccare tegole, cornicioni, intonaci? Non è posto da nozze. […] esiste l’amore finchè dura e la città finchè non crolla. Poi esistono i bagagli e si ritorna profughi, senza la giustifica della maledizione di una guerra, senza una malasorte da spartire con altri”. Erri De Luca

Lui bacia lei. Poi bacia il piccolo. Poi ancora lei. Poi si abbassa verso il piccolo che prende la testa del suo papà fra le mani e la riempie di baci. Poi lui sale e il piccolo gli manda ancora baci. Lei lo guarda. Lui saluta. Il piccolo piange. Il treno si muove lento. Lento. E Napoli comincia ad allontanarsi irretita dal groviglio di fili della ferrovia. Il Vesuvio è lì, maestoso. Una madre che abbraccia le sue creature. È solo quando si oltrepassa il vulcano che il treno comincia la sua corsa. Si parte. Io sono lì, finestrino abbassato. Ancora una partenza. Ma stavolta me ne vado a testa bassa. Ho osato chiedere, credere. Prendere da una città che ho tradito anni fa? Credevo che le mie partenze potessero prevedere dei ritorni. Invece no. “… andare, laggiù, tornare, no” dice erri. E così è. E quindi quella città cambia ancora colore. Ritorna passato, ricordo, vacanza, amici e parenti.
" si ritorna profughi".

23/04/08

4.40

Apro gli occhi.
Ci provo.
Un brivido freddo mi passa su tutto il corpo e resta in petto, quasi un dolore.
Trattengo il respiro. È la mia stanza, il mio letto, c’è silenzio.
È tutto ok.
Allora cos’è questa paura, questo senso di terrore?
Fino a qualche secondo fa ero in un altro luogo e la vita mi stava dando un dolore immenso.
Vorrei piangere, urlare ma non ce la faccio.
Addosso ancora quella situazione di disperazione.
Il cuore va a mille e questo silenzio è pesante.
Accendo la lampada.
Accendo il telefono.
Provo a chiamare.
Chiamare? Alle 4.40 del mattino.
Chiudo gli occhi e li tengo stretti, il viso immerso nel cuscino.
Non voglio sentire questo silenzio.
Mi riaddormento e sono in un mondo ancora diverso.
Ma quel silenzio non mi lascia.
Ce l’ho ancora addosso.
Ancora adesso.

20/04/08

odori

Nulla sostituisce l’odore del caffè il sabato mattina in casa, quando attratto dal profumo e da quel piccolo ribollio, senza fretta, con movimenti lenti ti avvicini alla caffettiera, spegni il gas, alzi il coperchio e quel marrone intenso è lì fermo. Un rito che dà il via ad altri ritmi, altri pensieri, altri umori. Altro. E se poi all’odore del caffè si accompagna un raggio di sole dopo giorni di pioggia, allora tutto ti sembra possibile. Allora quel po’ di tristezza, quell’accenno d’apatia, quel dispiacere sembrano davvero una bestemmia. Seduta davanti alla finestra sorseggio il mio caffèllatte gustando lo scorrere del tempo.

15/04/08

e vissero tutti...

forse qualcosa dovrei dire. forse no. non ho letto i giornali e non ho visto la tv. solo un po' di fastidio: le risate del mio capo. il suo buonumore. indelicato direi. per il resto vorrei essere fuori da questo paese domani stesso. ma volevo starci anche sette anni fa. intanto aspetto un buon film e un buon bagno caldo, magari domani. chissà.

11/04/08

è così

È l’odore. Le strade polverose, l’erba appena nata dei prati, il terriccio attorno agli alberi. È il colore. Le macchie di ombrelli che si incrociano e si sfiorano creando, a ogni angolo e a ogni passaggio nuovi abbinamenti, il giallo e il rosso dei fari delle auto che vanno e vengono. È il movimento. Le persone veloci, le gocce sulla strada. È la città che si duplica e la vedi in basso, non solo più in alto. È la pioggia su torino oggi.

08/04/08

tu,caro politico


"[...] Pronuncia quelle parole che più di tutte i boss temono: pronuncia i loro nomi, prometti che non ci sarà mai collusione implicita o esplicita con il loro mondo, con il loro sistema di risoluzione dei problemi, con le loro discariche, con i loro camion, con i loro voti. Prometti la fine della loro impunita latitanza. Conosco il peso della parola. Lo conosco, in questa terra. Usa parole che diventino «overtures» ai fatti. Nel Sud bisogna guardare ai problemi, che sono enormi, tali da oscurare il sole di ogni bellezza, la meraviglia della terra in cui potremmo vivere, lavorare e far crescere senza paura i nostri figli. Servono, sì, i fatti: bisogna catturare tutti i latitanti. Bisogna che a padrini come Zagaria e Iovine venga impedito di continuare ad amministrare i loro imperi criminali. Ma servono anche i nomi: bisogna indicare le persone a cui la politica vuole affidare la soluzione dei problemi. Quali sono le persone che cacceranno la camorra dagli appalti pubblici, dai comuni, dagli assessorati? Quali sono le persone che libereranno in modo stabile la Campania dalla vergogna dell’immondizia, unica regione in tutta l’Europa e forse in tutto il pianeta a non riuscire a risolvere il problema? Perché quella che altrove è la normalità da noi deve essere un miracolo? Quali sono le persone che strapperanno il suolo, l’acqua e l’aria di questa terra guasta dalla maledizione dei veleni che fanno marcire il nostro sangue? Le stesse che hanno governato finora? Le stesse che hanno permesso di arrivare a questa palude in cui stiamo sprofondando, che hanno tollerato la degenerazione fisica e morale? Le stesse che continuano a lavarsene le mani invocando le responsabilità altrui per non affrontare le realtà? Questa terra si aspetta che farai riferimento a ciò che non è stato fatto sino ad oggi. Avere il coraggio di confessare gli errori della propria parte. Di azzerare dirigenze che hanno confuso il bene comune con il proprio bene. [...]"

04/04/08

succede

- Volevo dirle che il prossimo fine settimana vado a votare
- Non le servono giorni, viaggia di notte, no?
- Mah… lei mi vuole male? 7 ore con due cambi. Se è così allora non ci vado
- Tanto se deve votare quegli sporchi comunisti

01/04/08

sono nostrani

Tre tulipani rossi e due gialli presi a un angolo di piazza san carlo. Tre tulipani rossi e due gialli per il cielo grigio e per la mia stanza troppo bianca. Tre tulipani rossi e due gialli per dare un senso al tempo che scorre lento. I tulipani, che ho sempre sopportato poco perché delicati e un po’ sciapi, in realtà si aprono di notte mostrando la loro bellezza e al mattino si richiudono. Oggi c’è sole, ed è un passo avanti. Un passo verso dove? Non so. Ma un passo verso ovunque è sempre meglio che stare fermi. Pensavo a caos calmo visto domenica. Interessante la panchina, interessanti i personaggi che ruotano attorno alla panchina, interessante il rapporto dei due fratelli, interessante la questione delle liste come terapia. Ma in realtà pensavo al taglio di capelli della golino. E se li facessi come lei? Certo, lei è figa (si può dire figa?). E pensavo anche che da quando sto a Torino quasi mai mi è capitato di incontrare un amico per caso, e meno che mai al momento “giusto”. E qual è sto momento giusto? Boh. Te ne accorgi solo dopo che quello forse era proprio il momento giusto. Appena prima di tre tulipani rossi e due gialli.