Photo: virginia

25/09/07

che cavolo stai dicendo willie??


Qualcuno di voi avrà letto del piccolo incontrato a coney island, con occhialoni, scimmia e coca cola che è entrato nel mio obiettivo. Questa foto non ha bisogno di commenti. Buona vita.

19/09/07

mah

Stanotte con l’unica luce della mia lampada e sperando che la batteria del portatile non si esaurisse ho scritto un qualcosa da mettere qui. Questo qualcosa prendeva spunto da Saviano, in realtà cercavo di incanalare un magma di emozioni e sensazioni che mi si sta muovendo dentro da un po’. Stamattina, arrivata in ufficio prima che l’ufficio si accendesse mi sono immersa nell’articolo di Saviano. Delle mie parole, di quelle di stanotte a lume di lampada, nella stanza del pianoforte, resta lo stupore davanti a ciò che un film non è. Lo scrittore ventottenne sotto scorta che va nella tana del lupo, che poi è casa sua, il padre del boss presente, la popolazione rinchiusa, la popolazione presente. Il mio stupore prescinde dal personaggio, dalle copie vendute, dal talento, dalla drammatizzazione. Il mio stupore è davanti a questo caso, come davanti ad altri, per il coraggio di una scelta. Scegliere da che parte stare, scegliere di andare o di restare, scegliere di dire o di non dire. Che poi dietro una scelta ci siano volontà, meditazione, incoscienza, casualità, valori, ideali, sofferenza, sogni, illusioni, rabbia, rimane una scelta. E scegliere credo sia una delle cose più dolorose ma più vitali di un uomo. Sono sempre stata particolarmente sensibile a questo argomento, e lo sono più che mai ora, ma ora dovrei uscire da una storia ed entrare in un’altra e non mi va. Ritornando a Saviano, insomma non posso che essere sconvolta per tante cose ma per una in particolare: dare una scorta ad uno scrittore come la si dà a un magistrato vuol dire riconoscere la forza della scrittura. Vuol dire che nonostante tutto uno spiraglio c’è. E credetemi, per quanto io non condivida più lo stesso cielo, dalle mie parti il buio è denso e a volte opprimente, claustrofobico. Le vie d’uscita sono poche e ritenute banali per chi è altrove, una squadra di calcio, un cantante, un amore, un’amicizia. Al tepore di una realtà nella quale non ci si ritrova e della quale non si accettano i meccanismi bisognerebbe scegliere, chiudere porte, pronunciare dei no. Accettare perdite e convivere con il dolore che ne consegue. Ma ora non parlo più di Saviano.

17/09/07

tips


Poi ai supplementari le cose cambiarono. Il caldo e l'altura sfibravano le gambe e la mente dei giocatori. Ogni volta sembrava che non ne avessero più. Ma la palla ai piedi li miracolava. A rete ci andarono pure i difensori e le due squadre segnarono cinque goal in mezz'ora.
Così avrei voluto fosse ancora la vita: una serie inesauribile di occasioni.
Rivera, il numero dieci azzurro, sul tre a due per l'Italia non riuscì a difendere il suo palo e una palla balorda gli passò davanti al naso. La raccolse dalla rete come Varela vent'anni prima, ma lui non perse tempo. La portò a centrocampo con un solo pensiero. Yamasaki fischiò la ripresa del gioco e meno di un minuto dopo, il centodecimo, Rivera entrò nell'area avversaria, raccolse un passaggio dal suo centrattacco e quasi dal dischetto toccò di piatto, preciso, con la calma di un dio olimpico, spazzando irreparabilmente il portiere tedesco.
Italia quattro, Germania Ovest tre.
Mia nonna si sarebbe commossa; io mi sentii come uno che scopre all'improvviso di aver vissuto sempre in esilio. Gli occhi mi si gonfiarono come due rane e dovetti strizzarli con forza per non farli saltare via per sempre.

12/09/07

vi racconto della villa



è il sabato mattina che la villa da il meglio di se stessa. mi sveglio col rumore del tram sotto casa e con un fascio di luce che passa attraverso le finestre con le guglie. io dormo nella stanza del pianoforte, dove oltre al pianoforte c'è una libreria - comune denominatore di tutta la villa - che lascia intravedere i suoi tesori attraverso vetri opachi, c'è una vecchia lampada senza lampadina, c'è un vecchio orologio e un vecchio scrittoio. il paesaggio che vedo dalla mia finestra sembra quello di un film anni '50: un incrocio dove spunta un groviglio affascinante di binari del tram; il dopolavoro ferroviario e, più su, le colline torinesi. per raggiungere la cucina azzurra (in realtà, il luogo della villa che più amo) lascio dietro di me il bagno degli schiavi e la stanza del dottore e attraverso un lungo corridoio. sulla destra incrocio la stanza della regina madre, che è stata la mia prima stanza quando giunsi qui per la prima volta, due anni fa. è la stanza matrimoniale con una vecchia e grande specchiera, con pettine spazzola e porta gioie, di porcellana, proprio come ne vedevo in casa di mia nonna. è l'unica stanza che ha l'accesso diretto al bagno, ed è sempre chiusa. quando aprii il polveroso armadio per metterci qualcosa di mio mi trovai davanti una litografia di Luzzati, con tanto di firma. proprio di fronte alla stanza della regina madre c'è l'anima della casa, il soggiorno o anche sala da pranzo, è qui che i coinquilini della casa - di numero sempre indefinito peraltro - si incontrano e discorrono su argomenti vari, davanti a un buon bicchiere di pastis e fra una partita a scopa e una a tresette. dopo il soggiorno c'è una stanza da letto, dove viveva il coinquilino originario, il cosiddetto "fattore c", contatto perugino grazie al quale sono giunta qui. prima di arrivare alla cucina azzurra sulla sinistra un passaggio conduce alla dispensa della villa e alla camera di emme, altro coinquilino. una volta giunta in cucina preparo il mio caffè con una delle cinque caffettiere e attendo sul balcone di sentirne l'odore e il rumore. la villa è un luogo dove ogni bambino e ogni adulto con il passato sempre in mente vorrebbe trovarsi, un tesoro si nasconde ad ogni angolo e dietro ogni porta e dentro ogni cassetto. di porte ce ne sono tante, da alcune si giunge in altre stanze e poi ancora in altre. i tesori della villa sono libri, tanti tanti tanti, in italiano e in lingue straniere, e di tutti gli argomenti possibili e immaginabili. dai classici all'astrologia, ai dizionari, alle cartine geografiche, all'arte, alla storia. c'è la storia dell'africa e la storia del museo del popolo messicano in francese, c'è l'arte oceanica e la bibbia disegnata da chagall, c'è l'enciclopedia universale dell'ortografia, c'è un manuale di torri e castelli della valtellina e uno sugli splendori di leningrado, ci sono le monete del rinascimento e la saggezza dell'india, ci sono due splendidi volumi di la rivista per le signorine e un guida pratica alle acque minerali e ai bagni termali, in francese, c'è spinoza e carducci, leopardi e gaugin, parini, scott, manzoni... e aprendo questi tesori si trovano altri tesori, frammenti di lettere o di appunti, articoli di giornali risalenti agli anni 50 o 60... ma i tesori della villa sono anche vecchie foto rinchiuse in scatole di latta di biscotti, dietro alle quali ci sono sempre una data e un luogo lontani, e sono cartoline da una località di villeggiatura sempre diversa, e sono gli appunti di un'università e di un mestiere anch'essi lontani, e sono le collezioni più disparate, e gli oggetti più strani, e i dipinti e le stoffe... tutto è qui, nella villa e a noi coinquilini precari, fissi, legali e illegali piace immergerci in questi tesori entrare nelle vite dei vecchi abitanti di questo luogo, di queste stanze, ricostruire i loro giorni, immaginare le loro gioie e i loro dolori e colloquiare con i loro fantasmi. un po' facciamo parte della loro storia, aggirandoci per queste stanze respiriamo una nobiltà dormiente. immaginiamo di essere stati scelti a custodire questi tesori e gelosamente li sentiamo un po' nostri.

10/09/07

immagini e silenzi

avevo pensato a tutt'altro post, ma le immagini di genova G8 viste ieri sera a blunotte affollano ancora la mia mente e continuo a ripetere "non ci credo, non è possibile". e ogni commento credo sia assolutamente superfluo. ma io continuo a non crederci.

05/09/07

06.09 di già

paul auster sogna una new york indipendente dagli stati uniti. qualcuno afferma che juve e roma sono da scudetto. e "il caso" è che il giornalista della rai ha dichiarato di essere gay. così continuano le mie passeggiate fra i fogli di giornale. milano oggi ha un cielo azzurro e mi chiedo, ma torino, torino, deve scontare qualche pena? immagino un dio fra tuoni e lampi che si scaglia sulla città e sui cittadini "... e grigio sarà il tuo colore, cielo e muri, umore e sentimenti, cuore e cervello... ". e magari un giorno arriverà qualcuno a redimere questa città e di colpo tutto tornerà colorato, il cielo sarà azzurro e i torinesi scopriranno improvvisamente che esiste il mondo e questo mondo non è un ufficio e che esistono gli altri e che a questi altri si può parlare e che si può uscire con loro e si può perfino essere gentili con loro senza essere affettati e a tratti falsi e... e vabbè ritorniamo ala realtà. per chiudere il cerchio vi lascio con parole di augias, ultime di una lunga risposta (non credo sia importante ma il tema è fiumicino): "Dove si nasconde l'arcano di un ostacolo che altrove non esiste? Escluse le tare genetiche, i vizi congeniti, il Q.I. degli addetti, una loro inclinazione al male, che cosa resta? Temo che resti il senso dell'impunità, l'idea che niente succede se fai bene il tuo lavoro perchè nessuno se ne accorge e niente succede se ti vai a fumare una sigaretta invece di svuotare una stiva."