Photo: virginia

26/11/07

per me moretti è vespa e nutella

Un biglietto per Land of plenty, grazie.
Non ci sono più posti.
Ah. Allora uno per Lascia perdere Johnny, delle 20
Eh figuriamoci, esaurito da tempo.
Ah. Vabbè facciamo quello di stanotte, My blueberry nights
Niente. Ritenti signorina magari sarà più fortunata (eh sì, faceva proprio dell’ironia sulla mia sfiga)
Ovviamente se le chiedo Rosemary’s baby di Polanski…
(ormai non dice più niente, scuote solo la testa)
Senta facciamo prima, cos’è rimasto per oggi?
Minnie and Moskovitz.
Un biglietto per Minnie and Moskovitz.
Perfetto.

Minnie and Moskovitz è un film di un folle con dei folli. Ma è proprio un bel film. Cassavetes non lo conoscevo e come avrete capito la mia scelta non è stata proprio mirata. Volevo farmi un po’ di film di Wenders ma ho deciso che se il destino (o la sfiga, o le casse, o il governo - che tanto c'entra sempre, chiamiamola come ci pare) ha voluto indirizzarmi verso Cassavetes, che Cassavetes sia.
Esco dal cinema e davanti a me Nanni, si Moretti con sciarpetta rossa, passeggia, chiacchiera. Davanti a me. Stava per entrare da Lascia perdere Johnny di Bentivoglio. Presentazione ufficiale. Allora senza pensarci gli faccio. Nanni ciao, senti non ci sono più biglietti. Posso entrare con te. Lui mi guarda, sorride e fa: Vieni dai. Io non ci credo. Più che altro non credo a ciò che ho detto. Insieme oltrepassiamo la lunga fila di accreditati, giornalisti, fortunati con i biglietti, figli di, amici di, facciamo la scala che ci porta in sala uno. Lui fa alla ragazza che controlla i biglietti, lei è con me.
La scala Nanni l’ha fatta da solo, in realtà. Sì, era davanti a me, ma non gli ho chiesto niente. Però mi sarebbe piaciuto. E se l’avessi fatto chissà quale sarebbe stato il mio racconto. Io sono andata a casa, ho trovato un angelo di ragazza alle casse del cinema Massimo che mi ha cambiato il biglietto che avevo preso per oggi. Lisbon Story di Wenders è diventato Shadows di Cassavetes.

22/11/07

il bel paese

è sempre la stessa storia. la stessa minestra. in un altro paese chissà quali sarebbero state le conseguenze. e qui quali saranno le conseguenze? ci saranno conseguenze? sicuramente parole, parole, ancora parole. senza alcun dubbio contornate da insulti, accuse, infamie, bugie. e poi in qualche modo, qualcuno ristabilirà l'ordine. ma sì, prendeteci in giro, forse ce lo meritiamo. più di tutti se lo merita chi domenica con tanto orgoglio si è alzato con il nobile scopo di contribuire alla "salvezza" del paese con una firma. la voglia di andare lì e chiedere loro perchè non si vergognavano era tanta. ma la vergogna credo che ormai non appartenga più a tanti in questo paese e ormai da tempo, altrimenti non si spiegherebbero troppe assurdità. io sono un po' schifata. però a che serve?

21/11/07

15/11/07

cielo neve

Freddo neve. Sciarpa e guanti. Io sono un po’ in ritardo su tutto. I guanti proprio non sono venuti fuori da valige, scatoloni, borse, pacchi. Niente. Mi ritrovo ancora dappertutto canottiere e infradito. Meno male il mio sciarpone, quello bianco. Quello c’è. E in tutto questo sto vivendo un giallo. Manca all’appello il mio giubbotto. Quello nero. Quello che ha visto il bel capodanno perugino con l’orchestra di piazza vittorio. Quello che ha visto la pioggerellina londinese e la neve genovese. Quello che ha visto i festeggiamenti permanenti del dopo laurea. E ha visto notti nel portabagagli di erica mentre noi saltellavamo al norman. Insomma un trauma. Uno di quei punti di riferimento dell’abbigliamento di una vita. Come se sparisse il mio maglione senape “senza impegno” comprato al primo anno di università. Tragedia. La maggior indagata resta la donna della lavanderia di san secondo, paesino confinante con trestina, città di castello. Lei continua a negare. Il giubbotto non me l’avete mai consegnato. Eppure mia sorella, altra indagata, giura di averlo consegnato. Intanto è sparita anche la ricevuta. L’unico non ancora ascoltato è mio fratello, che si è occupato del trasporto torino-trestina. Come tanti altri ho l’impressione che questo giallo rimarrà irrisolto.
E poi. Stanotte ho sognato che dicevo a Roberto Saviano che proprio la sua presenza al matrimonio mondadori non me la sarei aspettata. Ma vi pare?

13/11/07

un po' di gramellini

"Ma allora qual'è l'Italia che in queste ore dà così misero spettacolo di sè nei telegiornali di mezzo mondo? Quell'Italia siamo anche noi giornalisti, che invece di dare la notizia dell'assassinio di un ragazzo al casello autostradale, annunciamo che è stato ucciso un tifoso. Senza minimamente considerare l'effetto che una simile frase potrà provocare nella crapa bacata dei violenti in procinto di andare alla partita: la frequentazione quotidiana con le dichiarazioni dei politici ci ha indotti a dimenticare il potere devastante delle parole. [...] Quell'Italia è il Paese dove non si arriva mai al fondo di niente e tutto rimane in superficie, a cominciare dai nervi. La calma è dei forti e noi siamo deboli, isterici, faragili: quindi agitati. Le istituzioni non producono progetti ma gesti dimostrativi, sull'onda dell'emozione, possibilmente in tempo utile per sbarcare nei tg. [...] Quell'Italia è un governo che reagisce (male) alle disgrazie, ma non sa mai prevenirle. [...]Quell'Italia rimane soprattutto un Paese dove piccole minoranze organizzate sottraggono alla maggiornza il diritto di esercitare i propri diritti. Succede nella politica, nelle professioni. E negli stadi. [...]" Dalla Stampa di oggi, 13 novembre 2007.

09/11/07

pioggia di foglie su torino, oggi

Ieri sul blog di Giovanni c'era il link ad un articolo del corriere della sera. Faccio un passo indietro, ricordate l'articolo di Pietro Citati di cui ho scritto qualche giorno fa. Citati parlava di un Italia rassegnata, che ormai non si lamenta più e concordo. Io non voglio lamentarmi, di solito non lo faccio, non mi piace. Ma ho sempre ritenuto importante e preziosa la mia libertà di "dire", di "esprimermi". Non credo che il direttore del corriere della sera pubblicherà mai la mia lettera. Io sì.

Caro Direttore,
con perplessità e dispiacere leggo l'articolo “Perugia, l’Ibiza degli studenti stranieri” di Fabrizio Roncone su questo sito. Con perplessità perchè non posso credere che un giornale serio come il corriere della sera abbia fra i propri giornalisti una persona che scrive ciò che ha scritto e soprattutto nel modo in cui ha scritto. Trovo l'articolo superficiale, volgare, di cattivo gusto e per di più scritto in un italiano orrendo. Sono di Napoli, ho vissuto dieci anni a Perugia, un anno a Genova e da due vivo a Torino e questo può bastare – ma potrebbe bastare anche meno – per farmi ritenere che una città sia molto più complessa e completa di ciò che Fabrizio Roncone ha scritto su Perugia. Le città nelle quali ho vissuto e vivo sono tutte diverse tra loro, ognuna con bellezze, difficoltà, opportunità, insomma, “vizi e virtù” propri, come è giusto che sia. Nell’articolo che ho letto ci sono tutti i luoghi comuni che un giornalista – e non sto dicendo un “bravo” giornalista - dovrebbe evitare. Si parla di Perugia come Ibiza, ed ecco che vengono giudicate, anzi condannate, due città. Non voglio dilungarmi, sicuramente ha compreso il senso della mia lettera. Mi hanno colpito e lasciata a bocca aperta molte espressioni, ma gliene cito una che sarebbe stata un’ottima caduta di stile se stile ce ne fosse stato mai: “Ma nei vicoli altri studenti già barcollano gonfi di alcol. Ti guardano e ti abbracciano e puzzano che fanno pena”.
Questo giornalista ha avuto “due ore per capire chi sono e cosa pensano questi studenti”. A me, e a tanti altri che come me hanno letto, è bastato davvero poco, molto poco per capire chi stesse scrivendo. Dopo aver letto l’articolo il mio pensiero con molta più tristezza è andato a Enzo Biagi.
Se ho scritto e cercato un confronto con lei è perché, lo ripeto, ritengo che il suo sia giornale serio e molti dei suoi giornalisti dei professionisti.
La ringrazio, e buon lavoro
Virginia Ascione.

06/11/07

beh, insomma, quindi, dunque... accorrete

... anche solo per la musica e il da mangiare che ci sarà...