Photo: virginia
31/07/07
elliot erwitt
E fra tanti scatti lui ne ha scelto uno. Lui e tanti altri che ho trovato in una galleria fra le strade di questa citta'.
29/07/07
meltin pot
mi e' capitato spesso di provare una forte emozione davanti a un quadro, ad un'opera d'arte. ieri sera sul tetto di un grattacielo nel mezzo di manhattan non riuscivo a credere a tanto. non e' semplice spiegare. vedere manhattan di notte dall'alto e' un tuffo al cuore. ma non sono i grattacieli i protagonisti, no, sono sempre loro, le persone, le vite che affollano questo luogo. fra le tante che mi hanno incrociato in questi ultimi giorni ad una penso sorridendo. ieri a coney island appena uscita dalla stazione ho trovato davanti a me nathan's, il mitico e leggendario posto dove fanno hot dog, i veri hot dog di new york. sotto alle bandierine americane che sventolavano ho trovato un posticino dove consumare il mio traditional hot dog e la traditional lemonade, di fronte a me c'era un piccolino di colore, con occhiali enormi che impugnava una scimmia e davanti a se un bicchierone di cocacola piu' alto di lui. era con sua madre, quasi un premio averlo portato li. era troppa la voglia di fotografarlo, ma nn volevo spaventarlo o comunque invadere il suo sabato a coney island, allora ho preso la mia macchina e ho puntatto sulla sua sinistra facendo finta di fotografare altro, poi velocemente avrei scattato su di lui. ma mentre mi preparavo nel mio obiettivo e' apparso lui che cercava di spostarsi per entrare nella foto. gli ho chiesto, do you want a picture? e lui, yes. dunque voleva proprio una foto e quando gliel'ho fatta mi fa: thankyou, e con un sorriso mi ha mostrato i suoi unici quattro denti.
24/07/07
ballato
e da quanto tempo state qui? - qualcosa mi diceva da tanto - lui mi guarda e sorride "nel 1968. avevo 9 anni. eravamo in dieci. ma sono italiano. napoletano." emilio ballato ha un ristorante in west houston, nel sud di manhattan (emilio's ballato), e' un uomo grosso con il viso triste. non credo parli italiano, nel suo napoletano vengono fuori in modo naturale parole americane o spesso traduzioni di queste - quanti piedi e'? ha chiesto ad un tratto. quel napoletano e' evidente che l'ha difeso con i denti. "sono napoletano" mi ha detto, e lo dimostra quella lingua, tutto il resto si, ma e' dentro di lui e non puo' essere impugnato. come o' per' e o muss', specialita' solo napoletana, mi ha chiesto: " a napoli fate ancora o per e o muss?", lo ha chiesto a me che invece ho molto poco di evidentemente napoletano. una lingua che contro il mio volere tradisce le mie radici e prende le forme e gli accenti piu' svariati, forse un giorno mi divertiro' a sentire tutte le provenienze che mi appiccicano. a nove anni non so quanto possa interessare la prorpia identita', forse non si sa neanche di averne una. ma a nove anni da un continente all'altro, da napoli a new york capisci forse che un'identita' te la stai gia' costruendo e allora ti scegli i pezzi che non puoi, che non devi, perdere e te li tieni stretti come il giocattolo che non butti. le pareti del ristorante di emilio sono eleganti e umili, lo so e' uno strano accoppiamento, ma e' cosi'. appesi alla parete ci sono dei disegni che uno strano artista fa sui tovaglioli o sulle tovaglie di carta ogni volta che va a mangiare da emilo, e lui incornicia e appende. sono appese delle foto che ci mostra con orgoglio. ci sono degli specchi con cornici barocche. c'e', alla vetrata di ingresso, una vecchia cucina a legno. e di sottofondo vecchie canzoni napoletane. un'identita' forte anche quella del locale, che accenna a se stessa appena entri, in modo sobrio e alla quale non puoi che chiedere di continuare a raccontarsi.
21/07/07
downtown
devo dire qualcosa, ma da cosa cominciare? dalle luci? dai grattacieli? dalla gente? dalla gatta senza nome dell'appartamento che chiede coccole, cibo e coccole? dal ristorante italiano che ha un cugino a torre del greco, ex boyfriend della mia ex migliore amica? dalla statua di garibaldi in washington square? new york sembra un film. manhattan e' un film. oggi ho incrociato patty smith. chiacchierava con uno. era vestita da mezza barbona e diceva: I got 4 messages, mentre io la osservavo e pensavo, ma questa e' patty smith, sulla 6th avenue, dietro casa mia. a new york c'e' gente. tanta gete. di tutte le nazionalita', e sono tutti qui come se non ci fosse altro posto dove stare. e sono tutti rilassati. e sembra che tutti si godono la vita. questa vita. e' tutto normale, ma non ovvio. pensate a una qualsiasi cosa, qui diventa nomale... ma non ovvio. e una cosa devo dirla, ora che sono a little bit buzzed,i newyorkesi hanno un qualcosa di latino. forse, anzi sicuramente, piu' dei freddi e indaffarati torinesi. ora vado a sprofondare sul letto davanti alle finestre con le scale antincendio. sono convinta che davanti a me risiedono i robinsons. aspetto che escano allo scoperto, intanto buoanotte.
18/07/07
whitecoffee
Domani a Torino inizia il Festival dell’Oralità Popolare. Bene, mi piace proprio questo festival. Per di più è dietro casa mia, nel finto borgo medievale, on the river. E per di più sembra sia agratis. Ma io domani sarò su un aereo verso il nuovo mondo. Verso la grande mela. Quest’estate whitecoffee, e altro, tanto altro suppongo. See ya.
10/07/07
pezzi di
Il corpo affonda lentamente nelle lenzuola fresche, e lentamente voci e immagini ritornano e si affollano. La carta da parati a fiori ingiallita sembra sia sempre stata lì e sembra non potrebbe che stare lì. Dalla finestra semi aperta penetra un venticello fresco, o’ vient’ e mar’, perché il mare è lì a pochi passi e si fa sentire. La stanza da letto di mia nonna è pregna di ricordi che non lasciano riposare, fantasmi che non si nascondono ma che vivono in ogni angolo. E pensavo, che casino quest’identità. Quanti pezzettini da far incastrare. Troppi i miei. A volte vorrei, quasi come un cane scuotermi e scrollarmi di dosso tutti questi pezzi che mi confondono, che mi disorientano, che forse non voglio. A volte vorrei chiudere gli occhi e sentire solo la voce di mio nonno che mi dice di guardare il soffitto che si possono vedere le macchine che passano… e io le vedevo, e così mi addormentavo. Con le macchine sul soffitto.
05/07/07
in verità...
Mentre era in Piazza Vittorio per ammirare le auto storiche, si è avvicinato al presidente fiat, Luca Cordero di Montezemolo, e gli ha urlato: “servono più soldi per gli operai”. Il numero uno del lingotto non si è scomposto per il fuori programma, anzi con un cenno ha chiamato Giacomo. L’ha preso sotto braccia e si è fatto raccontare la sua storia. “Prendo 890 euro al mese – ha aggiunto – ma ne devo pagare 500 di affitto, faccia qualcosa”. Il presidente di fiat si è preso a cuore la vicenda, annotandosi il numero del cellulare del ragazzo: “stai tranquillo, vedrò cosa si può fare”.
Stavo pensando alle parole di questo post, volevo parlare del traffico, delle strade chiuse, dei ritardi dei pulman, delle macchine scortate, delle piazze piene, degli schermi ovunque, dei fuochi d’artificio, del po vestito a festa a mo’ di strada anni 50… ma stamattina apro il giornale e leggo questo articolo biblico e mi dico che forse stiamo impazzendo tutti. Ma proprio tutti. Giornalista compreso.
Stavo pensando alle parole di questo post, volevo parlare del traffico, delle strade chiuse, dei ritardi dei pulman, delle macchine scortate, delle piazze piene, degli schermi ovunque, dei fuochi d’artificio, del po vestito a festa a mo’ di strada anni 50… ma stamattina apro il giornale e leggo questo articolo biblico e mi dico che forse stiamo impazzendo tutti. Ma proprio tutti. Giornalista compreso.
Iscriviti a:
Post (Atom)