Il Marocco, in quanto paese musulmano, si presenta come un paese maschio, ma un paese maschio dove tutto e' femmina. I profumi e i colori delle spezie, gli oli, il sapone nero, le ceramiche, le stoffe, i tappeti. E me ne sono resa conto quando sono rientrata nei miei confini rassicuranti e ho aperto la mia borsa, ogni cosa che ho desiderato portare con me l'ho fatto pensando alle donne presenti nella mia vita. Il Marocco e' in realtà femmina, e in quanto femmina lascia che gli uomini abbiano il ruolo di traghettatori, la femminilità passa dalle loro mani e chissà se ne sono consapevoli. La femminilità passa dalle mani di chi mi ha mostrato i tappeti delle donne berbere, dalle mani di chi mi ha venduto il sapone che ho scelto per le mie amiche, dalle mani dell'artista che ha creato le ceramiche che saranno usate da mia madre, dalle mani di chi ha scelto le spezie che cucinerò io.
Photo: virginia
13/12/14
11/11/14
formaggio cake
Quando vi sentite senza energie e un po' così, prendete mezza philadelphia buttateci dentro un paio di cucchiaini di zucchero a velo, mescolate mescolate, e poi un goccio d'estratto di vaniglia e un po' di panna liquida. Sbriciolate dei biscotti digestive con un bicchiere, poi mettete cio che resta dei biscotti nel bicchiere e versateci sopra il miscuglio della philadelphia e qualche lampone. Mangiatene mangiatene. Anche se fuori piove. Soprattutto se fuori piove.
E dimenticavo, Massimo Troisi. Gustate il tutto davanti a un film di Troisi.
In alternativa, tre zeppole e due panzarotti. Ma per questo avete bisogno di Napoli.
E dimenticavo, Massimo Troisi. Gustate il tutto davanti a un film di Troisi.
In alternativa, tre zeppole e due panzarotti. Ma per questo avete bisogno di Napoli.
20/10/14
fratellanza ai tempi di skype
che volete da me, a me quando salvatore mi chiede se le olive che ho comprato per la pasta sono nere o verdi mi si scioglie il cuore.
e mi si scioglie il cuore perche lui mi ascolta attentamente.
prima mi chiede: tutto apposto? che dici?
e io gli racconto che sto per preparare la cena, gli dico che faro' la pasta con il pomodoro e le olive
e allora lui mi chiede, scusa ma che olive metti, le nere o le verdi?
e a me questa semplicità, questa attenzione, questa quotidianità come se in mezzo non ci fossero kilometri, e mari, e montagne e lingue che cambiano, come se in mezzo non ci fosse uno schermo, beh, mi commuove e mi fa sentire amata.
e l'autunno londinese mi pare meno estraneo, più sopportabile con tore che mi guarda dall'altra parte del computer e mi dice: dimmi dimmi, sono qua, parliamo.
salvatore e' la parte più bella di me, la parte più pazza, la parte più sensibile, la piu semplice e allo stesso tempo la più complessa, e' la mia quotidianità.
siamo fratelli, complici, pettegoli, ci prendiamo in giro, ci diciamo che ci amiamo, ci rimproveriamo, ci fotografiamo, siamo gelosi l'uno dell'altro, protettivi, ci manchiamo e ce lo diciamo senza pudore.
io ringrazio il Signore per tutte le persone della mia famiglia che ho avuto e che ho, ma salvatore e' un regalo speciale che mi ha fatto e io non smetterò mai di sentirmi privilegiata.
olive nere, tore. ah, anche noi abbiamo comprato le olive nere.
e mi si scioglie il cuore perche lui mi ascolta attentamente.
prima mi chiede: tutto apposto? che dici?
e io gli racconto che sto per preparare la cena, gli dico che faro' la pasta con il pomodoro e le olive
e allora lui mi chiede, scusa ma che olive metti, le nere o le verdi?
e a me questa semplicità, questa attenzione, questa quotidianità come se in mezzo non ci fossero kilometri, e mari, e montagne e lingue che cambiano, come se in mezzo non ci fosse uno schermo, beh, mi commuove e mi fa sentire amata.
e l'autunno londinese mi pare meno estraneo, più sopportabile con tore che mi guarda dall'altra parte del computer e mi dice: dimmi dimmi, sono qua, parliamo.
salvatore e' la parte più bella di me, la parte più pazza, la parte più sensibile, la piu semplice e allo stesso tempo la più complessa, e' la mia quotidianità.
siamo fratelli, complici, pettegoli, ci prendiamo in giro, ci diciamo che ci amiamo, ci rimproveriamo, ci fotografiamo, siamo gelosi l'uno dell'altro, protettivi, ci manchiamo e ce lo diciamo senza pudore.
io ringrazio il Signore per tutte le persone della mia famiglia che ho avuto e che ho, ma salvatore e' un regalo speciale che mi ha fatto e io non smetterò mai di sentirmi privilegiata.
olive nere, tore. ah, anche noi abbiamo comprato le olive nere.
27/07/14
L'estate.
E' un camice a fiorellini, allacciato in vita.
Un balcone con le tende che volano.
Camminare sul pavimento di marmo o di legno, a piedi nudi.
Avere voglia di buttarsi a letto nel primo pomeriggio, sulle lenzuola bianche. Di lino.
Svegliarsi e come merenda cucinare le pannocchie bollite.
Le giornate che non finiscono mai.
Il cielo che da blu diventa azzurro, e poi blu di nuovo. E poi rosso.
Le vespe per strada numerose, piene e veloci verso le risate, con quell'illusione di libertà e invincibilità.
E' mia nonna seduta davanti alla porta.
E' Salvatore a torso nudo.
I vasi di basilico.
Le scorze di anguria nella pattumiera.
I tavolini davanti ai bar.
Le finestre aperte di notte.
Restare a parlare seduti sull'uscio di casa fino a tardi e non sentire che e' tardi.
Gli ombrelloni.
I teli stesi la sera, con ancora il profumo di mare.
La sabbia che resta nella doccia.
La voglia di più baci. Più del solito.
L'orzata.
Il latte di mandorla e la menta.
Le pesche nel vino.
Dormire col cuscino tra le gambe.
Svegliarsi alle sette con la luce del sole.
Lamentarsi per le zanzare.
Gli amici che partono, e tu un po' l'invidi. Quelli che restano e tu un po' ne sei felice.
Le cartoline di chi dice che manchi solo tu.
I film in bianco e nero di chi si ama, di chi se lo dice cantando.
I film in bianco e nero con tua nonna che si commuove.
Tuo padre che decide di dormire sul balcone.
Cenare sul balcone e spostare la tv in posti assurdi per riuscire a vederla anche dal balcone.
Cos'e' l'estate. E che bella che e'. Che bella che e' stata. Ogni estate e' un insieme di estati passati e presenti. Ad ogni ora di caldo arrivano immagini e suoni. Non ce n'e' una, sono tutte le estati della vita che si vivono ogni volta. Delle estati passati sento gli odori, i suoni. Se chiudo gli occhi vedo le persone. E ne sento la solitudine. Prima era la solitudine creata dalla fine della scuola, gli amici in vacanza e io che passavo le sere sul mio balcone da dove si vedevano le luci di Sorrento accendersi pian piano, il sole tramontare tra Napoli e Ischia, e Capri maestosa che prendeva forma. Nel vicolo le signore si univano per andare a gettare la spazzatura e i ragazzi con il loro supersantos arancione tiravano gli ultimi tiri a un muro prima di essere chiamati per la cena.
Oggi la solitudine della mia estate e' piena dell'assenza di ciò e di chi riempiva i miei pomeriggi solitari di allora. Oggi ancora a piedi scalzi, guardo le mie piante di basilico su una finestra di londra, mentre il cielo si riempie di sfumature delicate e mi rendo conto che sono io ad essere andata via stavolta. Via dagli amici, dalla famiglia, dalle vespe, dai gelati mangiati per strada la sera, meritati per il solo fatto di essere sopravvissuti a un'altra giornata di caldo.
Ne sento la solitudine. E mi rivedo su quel balcone. E tra i clacson di autobus rossi se chiudo gli occhi vedo le luci di Sorrento accendersi, pian piano. Ed e' ora di cena.
Buona estate.
Un balcone con le tende che volano.
Camminare sul pavimento di marmo o di legno, a piedi nudi.
Avere voglia di buttarsi a letto nel primo pomeriggio, sulle lenzuola bianche. Di lino.
Svegliarsi e come merenda cucinare le pannocchie bollite.
Le giornate che non finiscono mai.
Il cielo che da blu diventa azzurro, e poi blu di nuovo. E poi rosso.
Le vespe per strada numerose, piene e veloci verso le risate, con quell'illusione di libertà e invincibilità.
E' mia nonna seduta davanti alla porta.
E' Salvatore a torso nudo.
I vasi di basilico.
Le scorze di anguria nella pattumiera.
I tavolini davanti ai bar.
Le finestre aperte di notte.
Restare a parlare seduti sull'uscio di casa fino a tardi e non sentire che e' tardi.
Gli ombrelloni.
I teli stesi la sera, con ancora il profumo di mare.
La sabbia che resta nella doccia.
La voglia di più baci. Più del solito.
L'orzata.
Il latte di mandorla e la menta.
Le pesche nel vino.
Dormire col cuscino tra le gambe.
Svegliarsi alle sette con la luce del sole.
Lamentarsi per le zanzare.
Gli amici che partono, e tu un po' l'invidi. Quelli che restano e tu un po' ne sei felice.
Le cartoline di chi dice che manchi solo tu.
I film in bianco e nero di chi si ama, di chi se lo dice cantando.
I film in bianco e nero con tua nonna che si commuove.
Tuo padre che decide di dormire sul balcone.
Cenare sul balcone e spostare la tv in posti assurdi per riuscire a vederla anche dal balcone.
Cos'e' l'estate. E che bella che e'. Che bella che e' stata. Ogni estate e' un insieme di estati passati e presenti. Ad ogni ora di caldo arrivano immagini e suoni. Non ce n'e' una, sono tutte le estati della vita che si vivono ogni volta. Delle estati passati sento gli odori, i suoni. Se chiudo gli occhi vedo le persone. E ne sento la solitudine. Prima era la solitudine creata dalla fine della scuola, gli amici in vacanza e io che passavo le sere sul mio balcone da dove si vedevano le luci di Sorrento accendersi pian piano, il sole tramontare tra Napoli e Ischia, e Capri maestosa che prendeva forma. Nel vicolo le signore si univano per andare a gettare la spazzatura e i ragazzi con il loro supersantos arancione tiravano gli ultimi tiri a un muro prima di essere chiamati per la cena.
Oggi la solitudine della mia estate e' piena dell'assenza di ciò e di chi riempiva i miei pomeriggi solitari di allora. Oggi ancora a piedi scalzi, guardo le mie piante di basilico su una finestra di londra, mentre il cielo si riempie di sfumature delicate e mi rendo conto che sono io ad essere andata via stavolta. Via dagli amici, dalla famiglia, dalle vespe, dai gelati mangiati per strada la sera, meritati per il solo fatto di essere sopravvissuti a un'altra giornata di caldo.
Ne sento la solitudine. E mi rivedo su quel balcone. E tra i clacson di autobus rossi se chiudo gli occhi vedo le luci di Sorrento accendersi, pian piano. Ed e' ora di cena.
Buona estate.
07/06/14
sogni
Insomma il mio blog e' lo spazio, da qualche anno, dei miei pensieri, di quelli che non riesco a tenere dentro ma devo scrivere. Di quelli di cui non parlo, ma ne posso solo scrivere. Sono pensieri privati che rendo pubblici, ma sono anche storie che come succede quando scriviamo, si trasformano nel momento in cui diventano scrittura. Diventano più leggere, o più drammatiche. La scrittura ha il potere di cambiare. Ciò che io scrivo qui ha origine da qualcosa che sento, un dolore, una felicita', un dubbio, una riflessione, una nostalgia, ma che diventa altro da ciò che davvero sento e che ovviamente dentro di me non ha forma. E questo mi affascina. Dare una vita nuova ai miei dolori, o alle mie felicita'.
Stanotte, ad esempio, ho sognato mia nonna che era tornata. Mia nonna viene a trovarmi spesso, ritorna e lo fa nell'unico modo in cui può farlo, di notte mentre sogno. Stanotte mia nonna e' ritornata con i suoi acciacchi e mi ha detto che voleva andare al mare e io l'ho lasciata riposare un po' e poi sono andata a prenderla, per portarla al mare.
Vedete? Qui, capita che i miei sogni diventano realtà.
Mia nonna viene quando io ho più bisogno di lei, quando nella realtà prenderei le sue mani, quando mi farei dare i suoi consigli, quando mi perderei nelle sue risate. Allora lei lo sa, e arriva nei miei sogni. Qualche mese fa in un momento di sconforto e' arrivata lei, ed era vestita di bianco e mi ha portata sul terrazzo a guardare il mare. C'era pace. E ne avevo bisogno.
Stanotte, ad esempio, ho sognato mia nonna che era tornata. Mia nonna viene a trovarmi spesso, ritorna e lo fa nell'unico modo in cui può farlo, di notte mentre sogno. Stanotte mia nonna e' ritornata con i suoi acciacchi e mi ha detto che voleva andare al mare e io l'ho lasciata riposare un po' e poi sono andata a prenderla, per portarla al mare.
Vedete? Qui, capita che i miei sogni diventano realtà.
Mia nonna viene quando io ho più bisogno di lei, quando nella realtà prenderei le sue mani, quando mi farei dare i suoi consigli, quando mi perderei nelle sue risate. Allora lei lo sa, e arriva nei miei sogni. Qualche mese fa in un momento di sconforto e' arrivata lei, ed era vestita di bianco e mi ha portata sul terrazzo a guardare il mare. C'era pace. E ne avevo bisogno.
04/04/14
quando le parole danno pace
Come farti capire che c'è sempre tempo?
Che uno deve solo cercarlo e darselo,
Che non è proibito amare,
Che le ferite si rimarginano,
Che le porte non devono chiudersi,
Che la maggiore porta è l'affetto,
Che gli affetti ci definiscono,
Che cercare un equilibrio non implica essere tiepido,
Che trovarsi è molto bello,
Che non c'è nulla di meglio che ringraziare,
Che nessuno vuole essere solo,
Che per non essere solo devi dare,
Che aiutare è potere incoraggiare ed appoggiare,
Che adulare non è aiutare,
Che quando non c'è piacere nelle cose non si sta vivendo,
Che si sente col corpo e la mente,
Che si ascolta con le orecchie,
Che costa essere sensibile e non ferirsi,
Che ferirsi non è dissanguarsi,
Che chi semina muri non raccoglie niente,
Che sarebbe meglio costruire ponti,
Che su di essi si va all'altro lato e si torna anche,
Che ritornare non implica retrocedere,
Che retrocedere può essere anche avanzare,
Come farti sapere che nessuno stabilisce norme salvo la vita?
Come farti sapere che c'è sempre tempo?
Mario Benedetti
Che uno deve solo cercarlo e darselo,
Che non è proibito amare,
Che le ferite si rimarginano,
Che le porte non devono chiudersi,
Che la maggiore porta è l'affetto,
Che gli affetti ci definiscono,
Che cercare un equilibrio non implica essere tiepido,
Che trovarsi è molto bello,
Che non c'è nulla di meglio che ringraziare,
Che nessuno vuole essere solo,
Che per non essere solo devi dare,
Che aiutare è potere incoraggiare ed appoggiare,
Che adulare non è aiutare,
Che quando non c'è piacere nelle cose non si sta vivendo,
Che si sente col corpo e la mente,
Che si ascolta con le orecchie,
Che costa essere sensibile e non ferirsi,
Che ferirsi non è dissanguarsi,
Che chi semina muri non raccoglie niente,
Che sarebbe meglio costruire ponti,
Che su di essi si va all'altro lato e si torna anche,
Che ritornare non implica retrocedere,
Che retrocedere può essere anche avanzare,
Come farti sapere che nessuno stabilisce norme salvo la vita?
Come farti sapere che c'è sempre tempo?
Mario Benedetti
09/02/14
luce dal passato
Oggi il cielo di Londra ha una luce molto particolare. Ha la luce delle domeniche del passato. Quella luce silenziosa un po' surreale, di quando tutto per un momento dalla durata indefinita si ferma. Tutto si riposa. Mi sembra perfino di poter sentire i ragazzini nel cortile che sono riusciti a scappare con un pallone, approfittando della pausa di genitori e parenti, del loro fermarsi dopo le fatiche del pranzo e prima dei preparativi della sera. E io seduta sulla mia poltrona ho accolto i fantasmi del passato che si sono radunati intorno a me e mi hanno abbracciata, sorriso, accarezzata. Mi hanno fatto ridere e piangere. Mi hanno raccontato storie e mi hanno fatto rivedere me con un vestito a pois e con gli occhi blu che non ho più. Li ho accolti e li ho lasciati fare, ho lasciato che mi cullassero, ho chiuso gli occhi sotto questa luce familiare, familiare e dolorosa. Oggi a Londra c'e' una luce bella e ci sono gli alberi spogli che sembrano disegnati a matita contro il cielo, davanti ai tetti delle case. E io mi perdo in questa luce da qui e ascolto i rumori del passato, le parole, le risate e vorrei per un attimo addormentarmi e perdermi con loro. Ma non si può. Tornate, presto.
03/02/14
trains
I got on the train at Holland Park. My friends got off at Oxford Circus. He got on at Tottenham Court Road. I looked at him. He looked back and stared for a few seconds and I stared back. He sat at one seat from me and turned towards me, I could not turn, I was too embarrassed, but why? I liked him and he looked back. My stop was the next one. What if I stay on the train. Why you want to stay on the train and miss your stop? Yeah, I'm being silly. But he is nice and he looked back. I could see his reflection in the window he was looking my direction. It's Holborn. Get off. I don't want to. Get off, don't be stupid. He will never chat you up, you will have to get off at some point and take a train back, it's late, you are tired. This is not a film. I got up and walked past him and I looked at him and he looked back and smiled at me. A resigned smile. I smiled back. Jeez. I want to stay or I want him to get off with me. I got off. The doors closed. I will never see him again. Never.
I still feel sad. I feel sad for something that has not happened.
Sad. For someone I have liked for a few seconds and who have liked me for a few seconds.
This is so irrational.
I got off. Now deal with this regret.
I still feel sad. I feel sad for something that has not happened.
Sad. For someone I have liked for a few seconds and who have liked me for a few seconds.
This is so irrational.
I got off. Now deal with this regret.
02/02/14
rifiuti
I rifiuti sono un po’ delle batoste. Sia quelli personali, umani, che coinvolgono un sentimento che quelli professionali, che poi anche questi ultimi si vivono come rifiuti personali perché alla fine veniamo rifiutati dalle persone anche se queste persone rappresentano poi un lavoro, una compagnia. Nei prossimi giorni dovrò smaltire uno di questi e lo farò come sempre volendomi un po’ più di bene del solito. Mi farò del bene con un buon libro, incontrando qualche amico delicato e amorevole, e magari un bel film al cinema. Quando ricevo un rifiuto mi sento subito un po’ persa, disorientata, mi sale un nodo in gola, la mente cerca velocemente di trovare motivi, ma per fortuna poi si da’ subito una risposta, che cerca di essere piu clemente possibile. A ogni rifiuto aiuta cercare chi invece non ci ha rifiutati, chi invece ha creduto in noi, chi ci ha voluti, aiuta pensare a quei legami forti fortissimi che abbiamo e che abbiamo avuto dove nessuno con più "esperienza" di noi potrà mai prendere il nostro posto. Un respiro profondo. C'e' il sole. Si va avanti.
22/01/14
La Tristezza degli Angeli
“Di questo dovrebbero occuparsi tutti i certificati, tutti i rapporti e tutti messaggi del mondo:
Non sono riuscito a venire a lavoro oggi per tristezza.
Ho visto quegli occhi ieri e per questo non sono venuto a lavorare.
Non posso assolutamente venire al lavoro perché mio marito è cosi bello quando è nudo.
Non posso venire, oggi, perché la mia vita mi ha tradito.
Non mi presenterò alla riunione perché c’è una donna che prende il sole, qui fuori, e il sole le fa splendere la pelle.
Cose del genere non osiamo mai scriverle, non descriviamo le scariche elettriche che si creano tra due persone, invece parliamo di prezzi, descriviamo le apparenze, e non il flusso del sangue, non cerchiamo la verita’, versi poetici inattesi, baci rossi, dissimuliamo la nostra impotenza e la nostra rassegnazione in una sequenza di dati di fatto, l’esercito turco mobilizza le truppe, ieri il termometro segnava due gradi sotto zero, l’uomo vive piu a lungo del cavallo.”
Jón Kalman Stefánsson, La Tristezza degli Angeli, Iperborea, trad di Silvia Cosimini.
Quest'uomo qui, o meglio le sue parole sono il motivo per cui vado a dormire tardi la sera, sono il motivo per cui al lavoro spesso sono insofferente e vorrei chiudere il pc per potermi dedicare alla lettura.
La Tristezza degli Angeli e' il secondo libro di una trilogia. Il primo, altrettanto stupendo e poetico, e' Paradiso e Inferno.
Buona lettura.
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