E' un camice a fiorellini, allacciato in vita.
Un balcone con le tende che volano.
Camminare sul pavimento di marmo o di legno, a piedi nudi.
Avere voglia di buttarsi a letto nel primo pomeriggio, sulle lenzuola bianche. Di lino.
Svegliarsi e come merenda cucinare le pannocchie bollite.
Le giornate che non finiscono mai.
Il cielo che da blu diventa azzurro, e poi blu di nuovo. E poi rosso.
Le vespe per strada numerose, piene e veloci verso le risate, con quell'illusione di libertà e invincibilità.
E' mia nonna seduta davanti alla porta.
E' Salvatore a torso nudo.
I vasi di basilico.
Le scorze di anguria nella pattumiera.
I tavolini davanti ai bar.
Le finestre aperte di notte.
Restare a parlare seduti sull'uscio di casa fino a tardi e non sentire che e' tardi.
Gli ombrelloni.
I teli stesi la sera, con ancora il profumo di mare.
La sabbia che resta nella doccia.
La voglia di più baci. Più del solito.
L'orzata.
Il latte di mandorla e la menta.
Le pesche nel vino.
Dormire col cuscino tra le gambe.
Svegliarsi alle sette con la luce del sole.
Lamentarsi per le zanzare.
Gli amici che partono, e tu un po' l'invidi. Quelli che restano e tu un po' ne sei felice.
Le cartoline di chi dice che manchi solo tu.
I film in bianco e nero di chi si ama, di chi se lo dice cantando.
I film in bianco e nero con tua nonna che si commuove.
Tuo padre che decide di dormire sul balcone.
Cenare sul balcone e spostare la tv in posti assurdi per riuscire a vederla anche dal balcone.
Cos'e' l'estate. E che bella che e'. Che bella che e' stata. Ogni estate e' un insieme di estati passati e presenti. Ad ogni ora di caldo arrivano immagini e suoni. Non ce n'e' una, sono tutte le estati della vita che si vivono ogni volta. Delle estati passati sento gli odori, i suoni. Se chiudo gli occhi vedo le persone. E ne sento la solitudine. Prima era la solitudine creata dalla fine della scuola, gli amici in vacanza e io che passavo le sere sul mio balcone da dove si vedevano le luci di Sorrento accendersi pian piano, il sole tramontare tra Napoli e Ischia, e Capri maestosa che prendeva forma. Nel vicolo le signore si univano per andare a gettare la spazzatura e i ragazzi con il loro supersantos arancione tiravano gli ultimi tiri a un muro prima di essere chiamati per la cena.
Oggi la solitudine della mia estate e' piena dell'assenza di ciò e di chi riempiva i miei pomeriggi solitari di allora. Oggi ancora a piedi scalzi, guardo le mie piante di basilico su una finestra di londra, mentre il cielo si riempie di sfumature delicate e mi rendo conto che sono io ad essere andata via stavolta. Via dagli amici, dalla famiglia, dalle vespe, dai gelati mangiati per strada la sera, meritati per il solo fatto di essere sopravvissuti a un'altra giornata di caldo.
Ne sento la solitudine. E mi rivedo su quel balcone. E tra i clacson di autobus rossi se chiudo gli occhi vedo le luci di Sorrento accendersi, pian piano. Ed e' ora di cena.
Buona estate.
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