Photo: virginia

13/03/11

voci

e' domenica pomeriggio qui in north london. fuori il tempo si e' riappacificato e io dentro invece combatto con la mia immobilità. non riesco a piegare l'indice della mano sinistra e il piede e' fasciato per bene dopo il piccolo incidente domestico. ho bisogno di aria e ho bisogno di ascoltare i rumori di questa domenica, ho bisogno di riconnetermi con il mondo esterno, sono stati giorni di malessere fisico e ho bisogno di distogliere lo sguardo dal mio corpo e di ritrovare un equilibrio con ciò che mi circonda. julian e' uscito e la casa e' sola, con me dentro. allora apro la porta bianca che porta al giardino, quella stretta davanti alla quale julian lascia sempre buste piene di cose come se quella porta fosse li per non essere aperta. ma e' la mia porta, lui ne ha un'altra che lo conduce in giardino, grande e moderna. questa bianca e stretta e vecchia e' la mia e allora con la calma che non ho e che cerco, rimuovo le sue cose e apro la porta verso la pace del giardino. respiro. respiro e ascolto e mi sembra che tutto riacquisti colore e senso. ci sono i rumori della domenica fuori dalla porta bianca. ci sono gli uccelli che cinguettano e i figli dei vicini che giocano a pallone. qualche cane che abbaia e ogni tanto un gallo che canta. i ragazzi che giocano mi riportano alle domeniche del passato, quando vivevo in un condominio e i ragazzi si riunivano nel cortile a giocare o a volte, in un campetto piu distante che riuscivo a vedere dal balcone di casa. il tempo di domenica si fermava soprattutto nel pomeriggio, quando il lungo pranzo domenicale era terminato e cosi le varie pulizie ma i preparativi per la cena erano ancora distanti. io adoravo stare sul balcone ed osservare la calma, ascoltare i movimenti mai invasivi, mai inopportuni. e poi nel mezzo della calma arrivavano loro, i miei nonni con la loro allegria, con i loro abbracci, con la loro vita che io ammiravo come si ammira una foto perfetta. ero felice ma mica lo sapevo. ero felice e basta, senza domande. 

a volte come in questi momenti quando i rumori del passato ritornano, mi chiedo quand'e' che il passato e' diventato passato? e perche? dove sono le voci di quel passato, dove sono le risate, dove sono quelle persone che vedevo ogni giorno e che credevo avrei visto per il resto della mia vita sempre uguali. dov'è' il vicolo di casa e il cancello del palazzo. la cassetta delle lettere, l'ascensore verde. le vigne abbandonate e il campetto della pineta. la macchina rumorosa di mio nonno  e le borse sempre piene di mia nonna. dove sono il balcone verso il mare e quello verso il vesuvio. le luci di sorrento e capri. dov'è' la signora gilda del piano terra dove tutti andavano a prendersi il caffè. non c'era il tempo da piccola, c'era solo il presente riempito da persone che all'improvviso non ho più trovato intorno a me. rumori che non ho piu sentito. come quando qualcuno ti spegne la radio d'improvviso cosi il mio presente e' diventato passato. 

ora inizio a infreddolirmi fuori dalla porta bianca ed e' quasi sera. le voci e i rumori del passato si fanno sempre più flebili e io ritorno al mio presente, al mio piede infortunato e alla cena da preparare. il campetto si svuota e miei nonni ripartono in macchina. non e' più domenica. 

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