Photo: virginia

24/09/10

era sempre una casa d'inverno

io da piccola amavo disegnare le case. e le disegnavo come mi insegnavano a scuola: con il tetto a punta, con il comignolo, con le finestre divise a loro volta da una croce interna. pero succedeva che mi guardavo attorno e le case di torre del greco, e quelle dei paesi vicini, e tutte quelle di napoli avevano il tetto piatto, non avevano comignoli ma al limite tante antenne, e piu che finiestre avevano un sacco di balconi. come si spiegava sta cosa? boh, nessuno me l'ha mai spiegata e io ho accettato che le case si disegnassero in un modo ma nella realta' fossero in un altro. e sono cresciuta cercando quella casa con il tetto a punta (rosso, assolutamente rosso il tetto doveva essere) e con le finestre e con i comignoli dal quale usciva sempre il fumo. la casa che disegnavo era sempre una casa d'inverno. intanto intorno a me non solo non c'erano case che somigliassero a quelle che le maestre ci insegnavano a disegnare, ma non c'erano case. nel senso che c'erano palazzi, con tante famiglie, tanti piani, tanti balconi, tante antenne. niente case con una sola porta al centro, con due finestre ai lati e con il bellissimo tetto a punta. rosso. cercavo questa casa inconsciamente in ogni posto in cui andassi. ma niente.
un giorno la mia famiglia dice: ce ne andiamo. andiamo in umbria. ora in umbria le case iniziavano ad avere una vaga somiglianza alla casa dei miei disegni. non c'erano piu tante famiglie e grossi palazzi e qualche tetto a punta spuntava. la nostra casa aveva il tetto a punta, un tetto basso ma a punta. non rosso, ma a punta. certo le finestre non erano divise all'interno, ma c'era il fumo che veniva fuori dai comignoli. eppure non c'e' mai stato dentro di me un riconoscimento ufficiale.
ieri ancora un po' addormentata sul piano superiore del bus rosso (non a punta, ma rosso - non centra ma ci stava troppo bene sta battuta) andavo al lavoro, erano le 8 e un quarto del mattino e fissavo le sagome delle case fuori dal finestrino e poi all'improvviso mi e' venuta in mente la finestra di camera mia, incrociata, e poi ancora ho guardato fuori dal bus le case e le finestre incrociate e i tetti e i comignoli e mi e' apparsa lei la casa del disegno e guardando meglio tutto il foglio del disegno accando alla casa c'era il giardino. il giardino! il bus procedeva ma ovunque guardassi appariva il mio disegno di quando ero piccola.
ma perche' mai un bambino deve imparare a disegnare una casa e aspettare 25 anni per trovarla?
photo: Susan Prentice

23/09/10

14/09/10

insegne

ora no, proprio non ho voglia. non ho voglia di sentire questa donna che urla al telefono dietro di me. e' una donna di colore e quindi urla. magari sta semplicemente raccontando alla sua amica che ha comprato una camicia gialla e una giacca verde che indosserà al pranzo con l'amante domani. o le sta dicendo che ha fatto la pizza all'ananas dopo essere stata al british museum. eppure lei urla. urla perché e' così che loro parlano, come se le stesse invece dicendo che non vuole più sentirla, che deve sparire dalla sua vita e che e' troppo, troppo incazzata. no no, stasera proprio non ho voglia di sentire lingue improbabili mentre il cielo ha deciso di piangere tutte le sue lacrime su una londra in movimento. ho finito il mio pezzo di cioccolato e vorrei che dai finestrini di questo autobus apparissero delle indicazioni in italiano. qualsiasi cosa. anche l'indicazione Monte Bianco che mi capitava di vedere se uscivo fuori da torino e che mi eccitava come se fosse l'indicazione verso un posto magico, lontano. invece no. niente indicazioni e niente monti. solo un odore forte in questo autobus. l'odore delle differenze, delle vite concentrate su una quindicina di sedili. ma io non ho voglia. allora chiedo aiuto all'i - pod. Gazze', Vecchioni, Gaetano mi tendono la mano e mi dicono che e' tutto apposto, che non sono sola tra le insegne luminose, "Tops Pizza", "Chicago Fried Chicken", "Yildiz Supermarket", "Planet Kebabs". chissa' cosa sta succedendo ad un posto al sole, se franco ed angela ritorneranno mai insieme. e chissa' stasera cosa avrei fatto se fossi stata a torino, o a torre del greco, o a san feliciano sul trasimeno, o a new york. chissa'. forse avrei incrociato qualcuno che urlava al telefono parlando di una camicia gialla o di una pizza all'ananas, mentre si appoggiava ad un'indicazione stradale. 

01/09/10

odori

devo ammetterlo. ho ancora i capelli salati dall'acqua di favignana. l'ultimo bagno domenica mattina e ho voluto portarmi un po' di vita selvaggia nella metropoli londinese. si, uno stupido gesto romantico il mio ma non sapete quanto faccia bene all'anima. e tutta la mia breve esperienza siciliana e isolana ha fatto bene alla mia anima. dalle pedalate nel sole cocente e nelle notti di cicale e lune piene alle nuotate di mezzogiorno o delle sette di sera. dal vento al mare piatto, dal giro in barca alla birra al bar. dalla briosce al pistacchio a colazione, nella mitica pasticceria FS al cous cous goduto sul muretto davanti al mare di trapani. dalla tonnara alle grotte piene di corallo. e poi letture, incontri, chiacchiere. la lentezza di quei giorni c'ha messo un po' a fermare la velocita' alla quale ero abituata, mio malgrado. per le persone incotrate ci sarebbe da scrivere pagine e pagine a parte e chissa', forse lo faro'. forse scrivero di rosario, il barcaiolo di marettimo che fra tutti noi sulla barca (eravamo in 10) chiamava sempre prima me per dirmi di fare foto, poi si accorgeva che magari anche agli altri faceva piacere e cercava di riprendersi, che tenerezza! potrei parlare del signore che mi ha affittato la bici, unico favignanese silenzioso e un po' cupo ma che quando gli ho detto a testa bassa che avevo perso il lucchetto e che gliel'avrei ripagato me ne ha dato subito uno senza dirmi niente e non ha voluto i soldi! e poi c'e' il mitico signor Costa con la sua bella moglie e la nipotina alice. mi hanno affittato una stanza a casa loro e il primo giorno quando e' venuto a prendermi al porto mi ha invitato a pranzo, poi il giorno dopo mi ha fatto trovare i fichi d'india!! (seeeecoooliiii che non ne mangiavo uno e io li ADORO!!). e poi claudio e lorenzo, i torinesi che hanno saputo tutto di me e io niente di loro - eh, l'ho detto, torinesi! - e ci aspettavamo la sera per il gelato, ma proprio non riuscivano a capire come io potessi mangiare una briosce intera con il gelato e la panna!! e poi tutto cio' che a parole non si puo raccontare. l'energia della natura e delle cose semplici che mi mancava, si mi mancava proprio da morire. disidratata, ero. e non riesco neanche a dire di cio che ha fatto l'odore e il rumore costante del mare su di me. non riesco a dirlo perche' non e' definibile. chi mi conosce sa, e io so e quindi non c'e' bisogno di spiegazioni, di quanto sia forte, ancestrale, il mio legame che con il mare.
domani e' un anno di londra. il 2 settembre prendevo un aereo e arrivavo su questa di isola. sembra sia passato appena un mese, e' stato tutto cosi veloce. piena di speranze e di paure e di non-so-cosa-succedera'-e-cosa-voglio-che-succeda. bilancio? non mi piacciono i bilanci. ma oggi londra, con la sicilia dentro, e' ancora piu bella. profuma di fine estate e ora che finalemnte la mia estate c'e' stata, ora si' che la fine puo arrivare, e l'inizio. un altro inizio. come quello di un anno fa, pieno di entusiamso e di eccitazione.