Una delle cose più belle quando si viaggia è incrociare e incontrare altri
viaggiatori. Chi viaggia sa quali sono le informazioni necessarie per lo
scambio e in che modo comunicarle. Spesso il nome non è una di queste. Accade
che si incontrano persone, che sai da dove arrivano, dove vanno, a volte anche
cosa fanno nella vita, e le loro emozioni e sensazioni sui posti dove sono
stati, le loro aspettative e incognite su dove andranno ma non sai come si
chiamano e non senti il bisogno di saperlo ne’ di far conoscere il tuo. Non è
un’informazione necessaria da dare nella breve durata dello scambio tra
viaggianti. Il nome è un passo più intimo, a volte lo si dice quando l’incrocio
diventa un vero incontro, quando si inizia a fare un pezzo di strada insieme.
Ciò che sto amando di questo viaggio e’ proprio il viaggio, gli arrivi e le
partenze. Il rimettersi in viaggio, l’attraversare e il sentire ogni volta
l’eccitazione di lasciare un posto e di ritrovarne un altro. Una delle cose
piacevoli di questi giorni è arrivare alla bus station, mischiarsi a nuova
gente con nuove storie, aspettare, andare, e arrivare in una nuova bus station.
E’ la prima volta che dedico tempo all’andare. Di solito amo fermarmi in un
luogo, sentire di farne parte anche se solo per dieci giorni. Amo trovare un posto
da sentire familiare, una strada, un locale, un quartiere, riconoscermi in
qualcosa, e per questo c’e’ bisogno di tutto il tempo che si ha a disposizione,
bisogna stare, immergersi nella quotidianità.
Stavolta sto andando e non vorrei più fermarmi.
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