E' bella. Non riesco a trovare un'altra parola per descriverla. Volevo immergermi in lei e l'ho fatto. Volevo camminarci, osservarla, volevo guardarmela come si guarda una persona che ami senza accorgerti del tempo che passa e della gente che ti osserva. Volevo ri scoprirla. volevo prendere qualsiasi cosa volesse darmi, volevo farmi ferire dalla sua bellezza dannata, quella bellezza che non puoi possedere completamente perche avvelenata. L'ho fatto, e lei anche stavolta mi ha dato piu di cio che m'aspettavo. Mi ha dato nuovi volti, nuove voci, nuove luminosita e nuovi colori. Mi ha dato caffe' di cui sento ancora il sapore, la semplicita dei buongiorno, la lentezza della quotidianeita, ma anche il tranello della cortesia, con un gesto lieve e invisibile mi ha ricordato di non fidarmi, di non abbassare la guardia, di non cadere nel mito, perche lei mito non e'.
Mi ha regalato un'immagine meravigliosa, la cui forza nessun film e nessuna fotografia potrebbe trasmettere perche troppo reale.
Piazza dante alle dieci di sera, sotto i lampioni tante maglie colorate, tante squadre in una sola, ragazzi-giocatori, con la serieta' che appartiene ai momenti sociali dell'adolescenza, si accingevano a tirare in porta, due cassonetti dell'immondizia sancivano il limite, l'intera piazza il loro stadio e la gente di passaggio il loro pubblico. Momento grandioso. Semplice e grandioso. La piazza aveva un senso con loro che l’hanno fatta diventare sede della loro passione.
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