Photo: virginia

30/06/10

io

qualche anno fa, avevo deciso che avrei potuto imparare a pattinare. avevo deciso che potevo riprendermi cio' che non mi era stato neanche proposto - o posto come succede a molti bambini - durante l'infanzia. mentre tutti gli altri bambini della mia eta imparavano a danzare, a suonare, a "fare" semplicemente qualcosa io trascorrevo felice e ignara le mie ore nel bar dei miei nonni a scrutare la gente che arrivava, a costruire case con i pacchetti verdi di gomme brooklyn, a mescolare le monete nel cassetto per sentirne il rumore, ad osservare il barista mentre faceva il caffe'. intanto la mia generazione si preparava a fare, io a stare e basta.

all'universita' ho incontrato quella generazione, che sapeva fare. e io che fino a quel momento ero stata da qualche parte, in un mondo solo mio ora dovevo darmi una mossa e capire come affrontare il confronto. semplicemente mi sono lanciata. e mi sono lanciata quella sera su quei pattini, e mi e' piaciuto. avevo i brividi come forse li avrei avuti a dieci, undici anni. mi e' piaciuto tanto che ci sono ritornata ovviamente, dovevo assolutamente imparare a fare quella cosa e reclamavo il mio diritto a provare piacere nel farlo, e di riuscirci soprattutto. pero non avevo fatto i conti con chi dentro di me era ormai cresciuto senza quel "fare" e che trovandosi spinto a tutta velocita' su delle ruote durante una notte d'estate, in mezzo alla campagna umbra, ha iniziato un attimo a spaventarsi, a disorientarsi. sono caduta. senza un motivo apparente, appunto. ho messo 3 punti al mento. non ho piu rimesso piede su un rollerblade.

ecco, nella vita poi mi succede a volte di fare la stessa cosa, e di sentire la stessa paura, la stessa perdita di equilibrio, e mi guardo intorno e mi chiedo ma dove sono, ma come ci sono arrivata qui, mi prende il panico e giu. mi risveglio con qualche punto qua e la'. pero l'unica differenza e' che i piedi nella vita ce li rimetto sempre, e come se ce li rimetto.

27/06/10

patio

dopo tanto parlare, ecco un angolo del mio paradiso.
cous cous in giardino

26/06/10

menta e rosmarino

intanto il mio giardino si e' macchiato di rosso. sono arrivate le fragole! e oggi ne ho riempito una ciotola. sono sparse un po ovunque perché negli anni i semi sono volati e quindi ogni anno spunta una pianta di fragole dove meno te l'aspetti. anche il prezzemolo alla fine ha resistito agli attacchi dei gatti e sta venendo fuori, anzi ne ho appena raccolto un po per il mio sugo. il basilico invece soffre, e stenta. ma sono sicura che ce la farà e il caldo miracoloso di questi giorni lo aiuterà a venir fuori con più decisione. intanto io lo porto fuori quando c'e il sole e lo rimetto nella green house quando e' freddo. il tuffo al cuore ce l'avrò quando le more diventeranno del loro colore rosso fuoco... ora sono li, hanno già la forma alcune sono rosa, altre ancora verdi... meravigliose. due settimane fa erano fiori. 
poi ci sono i pomodori. quelli si che non hanno paura di niente, si adattano anche allo spazio e se magari capita che non ce l'hanno per la troppa vicinanza di altre piante, loro si curvano, si abbassano e si rialzano, ma forti e decisi. 
e io cammino scalza sul terreno, e appena sfioro la terra nuda il mio piede sussulta e con lui il mio corpo. e' strano come il corpo si abitui a determinate superfici e non ne riconosca altre, non riconosca quelle non create dall'uomo ma dalla natura. sensazione stranissima, di paura e di freschezza. e insieme al tatto anche gli altri sensi cercano la stessa sensazione e allora ecco che i miei occhi si riempiono di verde, e i miei polmoni respirano pomodori, erba cipollina, menta e rosmarino.

17/06/10

puzzle

londra e' un puzzle. ogni giorno vedo dei pezzi e poi cerco di incastrarli. magari mentre ne vedo uno poi ne vedo un altro e lascio in sospeso il precedente. in certi momenti guardo il tutto, in altri mi concentro su una parte... molti pezzi si sono incastrati ma ci sono ancora un sacco di spazi vuoti e mi piace, perche' vuol dire che c'e' ancora tempo. tempo per stupirsi, tempo per incazzarsi, tempo per gioire. e conoscendomi ci sono pezzi che perdero', e magari forse ritrovero'. sotto un tappeto, dietro la poltrona. un pezzo molto bello uscito fuori dal mucchio negli ultimi giorni e incastrato con il resto: il tramonto alle dieci di sera e il buio alle undici passate che si incastra con le energie sempre da recuperare in questa citta', con le mille cose da fare, con il tempo che passi sotto terra. qualche pezzo sparso sotto controllo: le donne di questa citta si trasformano in metropolitana, le vedi entrare in scarpe da ginnastica, pallide, con occhiaie, capelli legati e durante il tragitto dalla loro borsa magica esce fuoi il necessario per la trasformazione, tutto questo "trucco e inganno" davanti allo sguardo spento o abbassato o incurante di altri commuters. a me sembra di stare al cinema ogni volta in metro, a volte sono film dell'orrore, a volte romantici, comici, realistici. c'e' di tutto, e io infilo le mie mani con stupore e tremore.