Photo: virginia

20/04/09

avota, avotaaaaaa

La mano sbatte forte sulla tammorra, la voce innalza un canto d’amore, di sofferenza, di sfida, d’augurio o di ringraziamento, poco importa, l’importante è che bisogna tirar fuori, esprimere e condividere. Il cerchio è composto, in due si guardano e si avvicinano, i corpi iniziano a muoversi trascinati dal battito della tammorra, le braccia si alzano piano e le mani impugnano le nacchere che cominciano a sbattere. “meglio ‘na tammurriata che ‘na guerra” sempre sbattendo sulla sua tammorra grida Marcello Colasurdo, l’uomo della tammurriata, un uomo del popolo e del passato che alla festa della montagna di somma mentre mi mostra come suonare la tammorra mi dice, io non l’ho studiata e non saprei parlarti di terzine o quartine ma ti dico: senti il ritmo dentro e poi lo sbatti. Non si ferma un attimo, ad ogni passo intona una tammurriata. È festa. Donne e uomini, anziani, giovani e bambini, tutti iniziano a ballare, tutti con tutti. Ci sono gonne, jeans, giacche e cravatte. In serata a riscaldare e sciogliere chi ancora non è riuscito a sciogliersi con la musica, arriva il vino rosso quello buono dei paesi vesuviani, e da mangiare, tanto. E allora a tarda serata che importa quali sono i passi, che importa se le mani fanno male a forza di suonare le nacchere, si balla, si balla e si canta, ancora, ancora e ancora. Tutti sorridono, le ansie e i nervosismi non appartengono a questi balli e alla gente che si lascia coinvolgere. Sembra che ci conosciamo tutti, ci diciamo dove andare e dove vederci. A me non frega niente di conoscere pochissimo questi passi, ho deciso che sono i miei e allora mi lascio prendere da rafel o parular o da salvatore o falignam, li seguo e mi insegnano un ballo che non hanno imparato ma sempre e solo ballato fin da piccoli. “Tu imparerai presto” mi dice Salvatore il falegname, che ci ha pure promesso delle nacchere fatte da lui. E a me piace pensare che imparerò presto anche se infondo mi interessa solo viverle queste nottate di suoni e di voci, di gente, di sguardi e di risate genuine, di lampioni e di stradine, di cortili con balconi e galline. (festa della montagna di somma vesuviana e madonna delle galline di pagani)

Nessun commento: