Photo: virginia

13/09/12

you, london

ho iniziato questo blog esattamente sei anni fa, quando di ritorno dal mio viaggio a barcellona decisi che l'unico modo per sopravvivere all'aridita delle quattro mura di un ufficio era quello di perpetuare lo stato di creativita in cui vivevo quando ero in viaggio, quando insomma ero altrove. questo poteva accadere solo attraverso uno spazio come quello del blog. mi accorsi, a barcellona quell'estate, che relax e piacere coincidevano con i momenti in cui mi fermavo alle caffetterie a sorseggiare all'aperto il cafe con leche appunto, osservando la vita degli abitanti locali, rallentando con loro e facendo pace con il tempo. da quando sto a londra la lotta per difendere il mio spazio creativo si e' fatta piu dura, le mura di quest'ufficio sembrano piu sterili di quelli di torino. o semplicemente io sono piu stanca. poi a londra non esiste il caffe macchiato e bisogna quindi arrangiarsi con altro. ho voglia di parole, ho voglia di immagini ma soprattutto ho voglia di eventi che solletichino le parole e le facciano sgorgare.

a volte penso che la vita mi stia facendo pagare a piccole e lunghe rate quel biglietto di sola andata comprato per il 2 settembre del 2009. l'ho pagato con la lontananza da persone che amavo e che ora non ci sono piu, lo pago ogni giorno cedendo pezzi di serenita, di semplicita, di lentezza. lo sto pagando rinunciando alla familiarita di strade, di mura, cancellando gli odori e i colori che appartengono al luogo dove nasci e cresci, lo sto pagando con i sorrisi e gli abbracci di chi non vorrebbe niente in cambio accettendo un legame di sangue. tutto in cambio di qualcosa che mi trattiene qui con forza ma che ancora non so riconoscere. ma non e' il cielo arrabbiato, non sono le persone impacciate e spaventate davanti al calore di un abbraccio, non e' la solitudine davanti al piatto di pasta, la fretta e l'impazienza di chi per strada scappa da niente, il luccichio opprimente e claustrofobico dei negozi, la frustrazione di non avere mai abbastanza soldi, e rendersi conto di non sapere abbastanza per cosa. non e' di certo per tutto questo che ho pagato e pago ancora il prezzo di quel biglietto e un sudore freddo mi prende ogni volta che cerco di definire il vero motivo per paura di scoprire che sia stato ed e' tutt'ora un prezzo troppo grande da pagare. ma il tempo non aspetta i tuoi conti, non aspetta che trovi il coraggio per definire ragioni, il tempo va e anche in fretta e si prende cio che vuole e hai voglia a pensare se tornassi indietro o se avessi piu tempo. non ci sono se. respira e assumiti la responsabilita di quel biglietto.